1. Charlie Chaplin di Pecchio

    By Luca Lapi il 31 Aug. 2012
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    31 Agosto 2012

    Diceva Charlie Chaplin, nell'omelìa laica, finale del film "Il dittatore": "...finché gli uomini saranno mortali la libertà non morirà mai."
    Dico io: "...finché gli uomini continueranno a vivere, la libertà continuerà a morire!!!"

    Pecchio
    Last Post by Luca Lapi il 31 Aug. 2012
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  2. George Orwell di Pecchio

    By Luca Lapi il 31 Aug. 2012
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    21 Giugno 2015

    Diceva George Orwell: "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri!"
    Dico io: "Tutti gli esseri umani sono uguali, ma alcuni esseri umani sono più/meno uguali degli altri!"
    Chi sono, dunque, i più uguali?
    Chi sono i meno uguali?
    Pare che sia più uguale il sano, mentre, invece, il malato è il meno uguale, il normodotato, mentre, invece, il diversamente abile è il meno uguale.
    Pare che siano più uguali lo studente e lo studioso rispetto all'ignorante, a chi ha smesso di studiare ed a chi ha finito di studiare, il lavoratore rispetto al disoccupato, al licenziato ed al pensionato, il giovane rispetto al vecchio, l'accoppiato, il fidanzato, lo sposato eterosessuale rispetto al "single", al convivente eterosessuale, omosessuale, transessuale, al separato, al divorziato ed al vedovo, il genitore rispetto a chi non lo è ed a chi non può esserlo, il figlio rispetto all'orfano, chi sostiene di rispondere a una vocazione religiosa o laica rispetto a chi sente di non averla.
    L'uguaglianza e la più uguaglianza sono considerate risorse, la diversità, la diversa abilità, la meno uguaglianza sono considerate, invece, deficit, difficoltà, problemi.
    Ricordiamoci, poi, che Gesù ci giudicherà sull'amore, sull'amore concretizzato verso l'affamato, l'assetato, lo straniero, il nudo, il malato ed il carcerato, ma anche sull'amore che non avremo rifiutato in condizione di affamati, assetati, stranieri, nudi, malati e carcerati.
    Stiamo attenti che non ci accada di rifiutare il nostro amore ad un affamato, ad un assetato, ad uno straniero, ad un nudo, ad un malato e ad un carcerato per il solo fatto che è un omosessuale o un transessuale o un divorziato.
    Stiamo attenti che non ci accada, da affamati, assetati, stranieri, nudi, malati e carcerati di rifiutare l'amore di alcuni per il solo fatto che sappiamo che sono omosessuali o transessuali o divorziati.
    Gesù non è omosessuale o transessuale o divorziato, ma il suo amore può concretizzarsi verso chiunque anche attraverso l'amore di un omosessuale o di un transessuale o di un divorziato.

    Pecchio

    Edited by Luca Lapi - 21/6/2015, 14:03
    Last Post by Luca Lapi il 31 Aug. 2012
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  3. Ignazio Silone di Pecchio

    By Luca Lapi il 31 Aug. 2012
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    31 Agosto 2012

    Diceva Ignazio Silone, al capitolo "La lezione di Budapest" del saggio "Uscita di sicurezza": "Non ci sono più frontiere geografiche della pace, della libertà e della verità. Queste frontiere passano all'interno di ogni Paese e nell'interno di ciascuno di noi".
    Penso che occorra sezionare questa espressione di Ignazio Silone per tentare di comprenderne il significato, ma mi pare importante (prima di provare a compiere quest'opera di sezionamento) dare un'occhiata a quella che la precede: "La crisi della nostra epoca non risparmia, dunque, nessun Paese."
    Mi pare, perciò, risolutiva, indicativa della natura emotiva (pessimista) dell'espressione tematica, ma desidero, comunque, cercare di procedere, ugualmente, a quest'opera di sezionamento.
    "Non ci sono più frontiere geografiche..." pare (isolata dal contesto da cui è stata tratta) un'espressione positiva: le frontiere geografiche dividono e il loro abbattimento, purché non sia violento preludio a un'invasione armata, unisce ciò che, prima, appunto, era diviso, ma l'avere voluto specificare la natura geografica delle frontiere citate lascia presupporre, per me, che esistano frontiere d'altra natura (a es.: ideologica) ben più difficilmente valicabili perché investono valori universali come la pace, la libertà e la verità che, in quanto valori, non possono non risiedere nella coscienza di ciascuno di noi.
    Credo, dunque, che all'espressione tematica "Non ci sono più frontiere geografiche..." debba essere aggiunto l'avverbio "soltanto" da porre tra l'avverbio "più" e il sostantivo "frontiere".
    Ignazio Silone prosegue (e mi permetto di continuare a aggiungere): "Queste frontiere (ideologiche) passano all'interno di ogni Paese e nell'interno di ciascuno di noi".
    Cosa potrebbe significare "passare all'interno"?
    Dovrei dire, per me, che "passare all'interno" significa non solo non abbattere le frontiere geografiche esterne esistenti tra un Paese e un altro, ma anche aggiungerne altre (di carattere ideologico o d'altro) "all'interno di ogni Paese e nell'interno di ciascuno di noi" provocandovi una reazione devastante se volessi tenere conto della natura emotiva (pessimista) dell'espressione tematica di cui ho parlato nel terzo periodo di questa mia riflessione.
    Dovrei e vorrei dire che, per me, l'espressione "passare all'interno" significherebbe "assorbire il negativo dentro di sé, neutralizzandolo, allo scopo, dopo un lento e progressivo processo interiore, d'estrarne e esternarne il positivo per il proprio bene e per quello di tutta la comunità se volessi considerare, ciononostante, il mio sforzo di trovare un'interpretazione positiva, ottimista all'espressione di Ignazio Silone.
    Significa impegnarsi a...

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  4. San Giovanni Paolo II di Pecchio

    By Luca Lapi il 31 Aug. 2012
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    31 Agosto 2012

    Diceva Papa San Giovanni Paolo II: "Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!"
    E' vero!
    E' difficile, per chi dice di non credere, pensare d'aprire le porte a Cristo.
    Appare, addirittura, scontato per chi dice di credere al punto che non apre, quasi, mai, in realtà, le porte a Cristo, anzi, Gliele sbatte in faccia.
    Chi dice di non credere dimostra, in realtà, di credere, aprendo le porte a Cristo senza, nemmeno, accorgersi d'averlo fatto.
    Che significa aprire o chiudere le porte a Cristo?
    Quali sono le porte da aprire o da chiudere a Cristo?
    Dov'è, soprattutto, Cristo a cui potrei aprire o chiudere le porte?
    Aprire o chiudere le porte a Cristo significa aprirsi o chiudersi alle opportunità d'incontro e di dialogo con gli altri, alle opportunità di comprensione degli altri, di condivisione con gli altri.
    Le porte da aprire o da chiudere a Cristo sono quelle della nostra vita troppo spesso impegnata, casualmente o deliberatamente, nello studio, nel lavoro, nel volontariato, nella famiglia.
    Cristo, a cui potrei aprire o chiudere le porte della mia vita, è presente, secondo me, in ciascuno di noi e sono contento di riconoscerne la presenza in chi della presenza di Cristo in lui/lei non s'accorge e sono dispiaciuto di saperlo presente, pure, in chi, benché consapevole della Sua presenza in lui/lei, impedisce, in qualche modo, a Cristo, in lui/lei, d'aprirmi la porta.

    Pecchio

    Edited by Luca Lapi - 5/6/2015, 08:44
    Last Post by Luca Lapi il 31 Aug. 2012
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  5. John Donne di Pecchio

    By Luca Lapi il 31 Aug. 2012
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    11 Settembre 2014

    Diceva John Donne: "Nessun uomo è un'isola, intero in se stesso...Ogni morte di uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana. Essa suona per te."
    Dico io: Nessuno è un'isola, ne' vorrebbe esserlo.
    Rinnegherebbe, altrimenti, il proprio essere umano fatto per essere in relazione pacifica con gli altri.
    Nessuno è un'isola, ne' vorrebbe esserlo, ma l'esperienza di vita di ciascuno fatta di tentativi d'essere in relazione pacifica con gli altri porta, inevitabilmente, a provare, contro la propria volontà e col concorso di quella, più o meno, consapevole, altrui, l'esperienza dell'isola.
    La prova chi fa scelte di vita controcorrente, chi è anticonformista, chi investe i propri talenti a favore degli altri.
    Ogni morte di essere umano mi diminuisce, perché io partecipo dell'umanità.
    E' un attimo anche se può arrivare dopo una lunga agonìa.
    Ogni mortificazione di essere umano mi diminuisce, perché io partecipo dell'umanità.
    Non è un attimo e può comportare un'agonìa senza fine.
    Si ha, in grande, quando vengono negati i diritti umani, civili e politici.
    Si ha, in piccolo, ma con effetti grandi, quando il sano isola il malato, quando si isola da lui, quando non ha tempo per lui, quando il normodotato isola il diversamente abile, quando si isola da lui, quando non ha tempo per lui, quando il ricco isola il povero, quando si isola da lui, quando non ha tempo per lui, quando il giovane isola il vecchio, quando si isola da lui, quando non ha tempo per lui, quando lo studente e lo studioso isolano l'ignorante, chi ha smesso di studiare e chi ha finito di studiare, quando si isolano da ciascuno di loro, quando non hanno tempo per ciascuno di loro, quando il lavoratore isola il disoccupato, il licenziato ed il pensionato, quando si isola da ciascuno di loro, quando non ha tempo per ciascuno di loro, quando l'accoppiato, il fidanzato, lo sposato ed il convivente isolano il "single", il separato, il divorziato ed il vedovo, quando si isolano da ciascuno di loro, quando non hanno tempo per ciascuno di loro, quando il genitore isola chi non lo è, quando si isola da chi non lo è, quando non ha tempo per chi non lo è, quando il figlio isola l'orfano, quando si isola da lui, quando non ha tempo per lui.
    La campana suona per me, quindi, ogni volta che dico: "Sono sano: non ho tempo per il malato! Sono normodotato: non ho tempo per il diversamente abile! Sono ricco: non ho tempo per il povero! Sono giovane: non ho tempo per il vecchio! Sono studente, sono studioso: non ho tempo per l'ignorante, per chi ha smesso di studiare, per chi ha finito di studiare! Sono lavoratore: non ho tempo per il disoccupato, il licenziato ed il pensionato! Sono sposato, accoppiato, convivente, fidanzato: non ho tempo per il "single&qu...

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    Last Post by Luca Lapi il 31 Aug. 2012
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  6. Lettera al televisore di Pecchio

    By Luca Lapi il 30 Aug. 2012
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    30 Agosto 2012

    "Dio che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del...TELEVISORE".

    (Libero adattamento da Ebrei 1, 1-2; Vecchia Traduzione)

    Caro televisore,
    I lettori di questa lettera, specialmente, i sacerdoti, rimarranno un po' o, forse, molto scandalizzati di vedere a cappello di essa un libero adattamento dalle Sacre Scritture, ma ne avevo bisogno per illustrare il mio rapporto con te, la considerazione che ho di te.
    Di te, infatti, si dicono tante cose, troppe, forse, e di queste, molte a sproposito.
    Vorrei, nel corso di questa mia, perciò, provare, tra l'altro, a spezzare una o più lance a tuo favore.
    Occorre, quindi, che parli anche della mia esperienza personale.
    Sei assurto, oggi, in modo ufficioso e ufficiale, al ruolo di "parcheggio" ideale per bambini che in tal modo lasciano liberi gli adulti di farsi i fatti loro.
    Posso dirtelo, tranquillamente, per esperienza diretta ogni volta che ricordo i miei nipoti (dei quali sono zio) quando erano piccoli.
    Si può dire, oggi, inoltre, che anche tu hai dei "nipoti": videoregistratore, il lettore di DVD e DVX, il computer (in continua evoluzione, ogni giorno, attraverso INTERNET).
    Non esiste più, oggi, a differenza di ieri, attraverso il videoregistratore, il lettore di DVD, DVX, l'orario fisso delle ore 17, 00 in cui, oltre a fare merenda, si guardavano i programmi "per i più piccini" e, subito dopo, "la TV dei ragazzi".
    Ogni momento della giornata rischia di diventare un'occasione "non stop" di guardare la TV, con l'avvento delle videocassette, dei DVD, dei DVX.
    L'impegno scolastico e del Catechismo, per i più grandi, intervengono, per fortuna, a interrompere questa maratona televisiva.
    Si imparano i nuovi linguaggi multimediali e si "naviga in INTERNET", attraverso il computer, ma si impara - e ci si infervorisce per questo - anche a distruggere l'avversario con una semplice pressione sui tasti, attraverso i videogames.
    Ma torno a te, caro televisore.
    Provo a spiegare perché ti annovero tra i miei amici perché tu sei, ovviamente, un amico speciale, unico.
    Ritrovarsi tra amici, oggi, è difficile.
    Ci sono la posta elettronica, la chat, facebook, gli altri social networks per "ritrovarsi tra amici".
    Non si può più o non si è mai potuto lasciare fare tutto a improvvisazione, spontaneità.
    Occorre fissare in anticipo, telefonarsi per verificare che la disponibilità a incontrarsi sia corrisposta, per ritrovarsi, oggi, tra amici.
    Si rimarrebbe, sempre, col dubbio se l'indisponibilità fosse dovuta a un reale impegno preso, precedentemente, dall'amico e che non può essere disdetto o rinviato o se fosse dovuta a improvviso, irreversibile disinteresse di costui per l'altro, se,...

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    Last Post by Luca Lapi il 7 June 2015
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  7. Macropresentazione di Pecchio (all'anagrafe: Luca Lapi)

    By Luca Lapi il 28 Aug. 2012
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    6 Giugno 2018

    Mi chiamo Pecchio (all'anagrafe: Luca Lapi).
    Sono nato il 17 Marzo 1963.
    Sono giovane?
    Penso di no nella misura in cui lo è, biologicamente, chi ha un'età compresa tra 0 e 50 anni, ma la domanda più importante è: mi sento giovane?
    Penso di sì, ma temo anche di no, nella misura in cui è giovane chi si sente, psicologicamente, tale, indipendentemente dall'età biologica, a suo agio con chiunque e riesce, spontaneamente, a stabilire con chiunque rapporti di reciproca fiducia che sappiano affrontare la prova del tempo, vittoriosamente.
    Penso di sì perché mi sento, ad es., più a mio agio con chi è, attualmente, coetaneo del mio babbo (ultraottantenne), ma la mia predilezione è per gli ultranovantenni.
    Temo di no perché, salvo poche eccezioni, mi sento più a disagio con chi è più vicino alla mia età, mio coetaneo, soprattutto.
    Perché mi sono trovato in queste situazioni?
    Sono disabile (con Paralisi Congenita Ad Arti Inferiori, Sfinteri E Vescica).
    Ripeto: perché mi sono trovato in queste situazioni?
    Sono convinto di trovare risposta nella diversa sensibilità dei miei interlocutori (femmine e maschi).
    I genitori dei miei "amici" restavano, infatti, coi miei genitori e con me senza isolarmi ed io coi genitori dei miei "amici" e coi miei genitori senza sentirmi isolato.
    I miei "amici m'isolavano, invece (forse, involontariamente): era ovvio che preferissero giochi motori anziché sedentari.
    Occorre che apra una parentesi sulle mie disabilità, ora.
    L'esperienza che ne è derivata mi ha portato a considerare, inizialmente, questa mia condizione genetica un problema con cui sarei stato costretto, per sempre, a convivere e, convivendoci, mi avrebbe portato ad autocommiserarmi, spesso.
    Mi ha portato a non vederne, da piccolo, che i lati negativi: sedia a rotelle che consideravo vergogna a motivo del dito puntato dai bambini normodotati più piccoli contro di me, incontrandomi, non potere fare ciò che altri potevano quando e quanto volevano, ma, a posteriori, a vederne anche i lati positivi: le mie disabilità possono essere risorse a servizio dei più bisognosi, ricchezze da condividere.
    Mi ha portato, in altre parole, ad intravedere le diverse abilità, apparentemente, nascoste nelle mie disabilità: non posso camminare con le gambe, ma con la mente, col Cuore e con l'Anima.
    Ho capito tutto, da adulto, delle mie disabilità: le ho accettate e, grazie alla mia fede cristiana, le ho accolte come doni d'amore misteriosi di Dio Padre, non Suoi castighi.
    Non mi vergogno più, perciò, incontrando, oggi, sulla mia sedia a rotelle, bambini normodotati che si comportano come quelli di un tempo: non provo che dispiacere, non per me, ma per codesti bambini che considero insufficientemente educati dai genitori o dalla scuola al rispetto per tutti.
    Provo dispiacere, inoltre, per tutti i bambini e adulti che convivono, con disagio, con la...

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    Last Post by Luca Lapi il 19 April 2020
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  8. Minipresentazione di Pecchio (All'anagrafe: Luca Lapi)

    By Luca Lapi il 28 Aug. 2012
    +1   -1    0 Comments   65 Views
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    28 Agosto 2012

    Mi chiamo Pecchio (All'anagrafe: Luca Lapi).
    Sono nato il 17 Marzo 1963 a 50032 Borgo San Lorenzo (FI) dove sono residente (in Via Primo Maggio 9) dalla nascita.
    Sono diversabile (con Spina Bifida e Idrocefalo) dalla nascita.
    Ho la Maturità Linguistica.
    Ho, dal 15 Febbraio 1983, un Inserimento Terapeutico nella Biblioteca Comunale della mia città di Borgo San Lorenzo.
    Sono "single" e intenzionato a rimanerlo.
    Vivo con entrambi i miei genitori.
    Ho un fratello maggiore.
    Sono zio di sette nipoti (tre maschi e quattro femmine), figli del mio (unico) fratello maggiore.
    Sono Credente, Cristiano, Cattolico.
    Ho la Tessera del Partito Democratico dalla fondazione.

    Pecchio (All'anagrafe: Luca Lapi)
    Last Post by Luca Lapi il 28 Aug. 2012
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