20 Gennaio 2019
DISABILE non mi piace poiché indica una parte di me (la paralisi agli arti inferiori evidente dal mio essere su di una sedia a rotelle) e non tutto il resto poiché la paralisi agli sfinteri ed alla vescica rimane nascosta.
Rimane nascosta la mia capacità di fare cose diverse da quelle che mi sono impedite dalle mie disabilità evidenti.
Rimangono nascoste la mia emotività e sensibilità.
E' perquesto motivo che preferisco definirmi DIVERSAMENTE ABILE poiché non posso fare alcune cose, ma posso farne altre.
Non sono disabile al 100 %.
Qualcuno dice:"SONO DISABILE NON SPECIALE".
Io non ho difficoltà a definirmi:"SPECIALE" poiché, secondo me, siamo tutti (normodotati e non): SPECIALI".
Lo siamo perché apparteniamo alla:"SPECIE" animale.
E' tutto qui il significato specifico del vocabolo:"SPECIALE".
Ho 55 anni, ma quando ero molto piccolo non sapevo di essere disabile.
Vedevo i miei coetanei camminare, ma pensavo che fossero precoci rispetto a me.
Pensavo che io avessi bisogno di più tempo, rispetto a loro, per imparare a camminare.
Ho conosciuto la verità sulle mie disabilità molto più tardi ed il mio essere Credente, Cristiano, Cattolico me le ha fatte recepire come doni d'Amore di Dio Padre e non come Suoi castighi; come risorse da mettere a servizio di tutti, come ricchezze da condividere con tutti.
Ciò non significa che io non abbia, oggi, momenti, periodi di crisi durante i quali sento il peso delle mie disabilità, dei limiti che mi pongono, sento voglia di: "dirne quattro" a Dio Padre, soprattutto, da quando dal 18 Ottobre (mio onomastico) 2016 non ho più, fisicamente, la mia Mamma, a causa di un tumore al pancreas.
Penso alle Paralisi agli Sfinteri ed alla Vescica che mortificano non poco il mio bisogno di condivisione coi normodotati e mi costringono ad assenze giustificate e/o preventive o a fughe improvvise.
E' che i normodotati non mi offrono occasioni di condivisione con loro.
E' che i normodotati si considerano tali in quanto accoppiati, conviventi, sposati e genitori.
Essere "single" (ed io lo sono, senza rimpianti) è considerato "disabilità, diversità al negativo" da loro.
"Gli "speciali", gli "eccezionali nella loro regolarità poiché l'eccezione conferma la regola" sono loro e non io e, perciò, mi fa bene sentirmi dire, ogni tanto, che sono: "speciale, eccezionale", altrimentimi sentirei: "sregolato" e, cioè: "fuori della regola" che i normodotati hanno stabilito senza consultarmi poiché: "diverso" da loro.
Ma la "regola" più importante è la mia, interiore, intima, diversa da quella "negativa" altrui, e non mi sento: "sregolato" nella mia: "regola".
Nella mia: "regola non ci sono: "persone" (che significa: "maschere"), ma i l...
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