1. Disabilità e diversabilità viste dall'interno.
    Commenti a Luca Lapi - Memoria. I primi cinquant'anni della mia vita da "diversabile" - Il Filo - 2014

    By Luca Lapi il 19 May 2015
     
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    2013 Paolo Ribichini Luca Lapi è nato sotto il segno dei Pesci, nel 1963. La diagnosi alla nascita è impietosa: Spina bifida e Idrocefalo. A cinquant'anni ha deciso di raccontarsi: raccontareil rapporto con il mondo e con gli altri, il suo rapporto con Dio. E soprattutto il suo percorso interiore dall'autocommiserazione ad una piena coscienza di sé. Un libro, un piccolo libro che rappresenta un enorme atto d'amore, l'amore per la vita.
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    Dicembre 2014 Paolo Guidotti Questo è un libro da maneggiare con cura. Richiede un approccio cauto. E anche queste poche righe non andrebbero forse intitolate prefazione, ma "Avvertenza". Perché si vorrebbe avvertire i lettori che le pagine di Luca Lapi non sono mielose. Niente autocommiserazione, niente melassa e buoni sentimenti strappalacrime, ma piuttosto una testimonianza di un uomo che da cinquant'anni e oltre convive con una malattia permanente che gli impedisce di camminare. Una testimonianza per molti versi spiazzante, in cui, nella enumerazione cadenzata degli eventi che Luca ha più a cuore e vuol ricordare, irrompono d'improvviso valutazioni molto personali. E spesso, sotto il velo dell'ironia si tratta di valutazioni particolarmente amare, atti d'accusa e di denuncia.. Leggendoli, tutti ci sentiamo chiamati in causa, e specialmente chi Luca conosce personalmente. Non solo: perché questa confessione di solitudine, questo suo desiderio di relazione e di compagnia, ci interroga sulla superficialità dei rapporti che tante volte ci caratterizza, e, insieme, sul bisogno di profondità e di autenticità che ogni persona porta nel cuore. In fondo, dice a chiare lettere l'autore, quello della solitudine, quello di legami troppo saltuari, incostanti e che restano in superficie è ciò che davvero pesa, assai più della carrozzina e delle stampelle. La disabilità è certo un fardello, una strada più tortuosa e irta da percorrere, ma può diventare ancor più difficile se è fatta in solitaria, se non avverti mani amiche che ti sostengano, se percepisci mancanza di condivisione, distanze e barriere. Perché le barriere più ardue da rimuovere non sono quelle architettoniche ma le barriere del cuore e degli atteggiamenti, che possono creare disagi e ferite. Non a caso la testimonianza di Luca si apre a squarci luminosi quando accenna agli eventi segnati dalla fede. Sono indelebili, nei suoi primi cinquant'anni, gli eventi del Luca credente e della sua appartenenza alla Chiesa: Si percepisce nitidamente l'importanza che Luca dà a questi eventi, e sono tutte occasioni dove egli si sente penamente partecipe e responsabile, altra indicazione chiara in merito alla sete di relazione e di valorizzazione della propria persona. E neppure è un caso che il rapporto che "pecchio" porta nel cuore con più intensità sia quello col vecchio pievano, con don Cinelli, che lo voleva accanto a sé davanti all'altare durante la Messa. Del resto un'altra spia di questa sete inesausta di rapporti è anche la piccola "mania" delle dediche e degli autografi ottenuti da Luca: una galleria straordinaria di personaggi che Luca ha voluto incontrare, e della quale il libro dà conto, pur in modo parziale. Dobbiamo essere grati all'autore per questo suo scritto, per queste pagine così particolari e franche, e per la bella testimonianza di chi dice di sé:"non posso camminare con le mie gambe, ma posso farlo con la mia mente, il mio Cuore e la mia Anima": ci aiutino a riflettere, ed anche a vedere con occhi nuovi la realtà che viviamo, per accogliere l'invito ad andare oltre schemi e pregiudizi, a superare atteggiamenti superficiali che rischiano di far perdere l'essenza e la ricchezza interiore delle persone.

    11 Gennaio 2015 Adriano Gasparrini Caro Luca, Ho letto il libro che mi hai dedicato. Non si legge con piacere perché tu chiami in causa tutti e mi interrogo per le occasioni perse, le tante cose che potevo dirti o fare per te in più a quello che sono riuscito a dire o a fare. Spero solo che il bilancio non sia del tutto negativo.
     
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    23 Febbraio 2015 Massimo Biagioni Caro Luca, Ho letto il tuo lavoro sono rimasto colpito. Soprattutto dai concetti che esprimi in modo così chiaro, dalle considerazioni nette, come risultati evidenti di una esperienza. Ti ringrazio per avermi rammentato e aver ricordato una fetta di tempo che abbiamo condiviso; il tuo impegno è stato fondamentale, come ti ho sempre detto, perché il volumetto prendesse corpo. Leggendo ho realizzato che hai 50 anni. Già. Il ragazzino che era a Cavallico, nella Pieve, nella estesa e allegra brigata è un uomo da un pezzo. Mi capita e mi è capitato spesso di pensare a te e a una serie di persone come "ragazzi"; io che ero il più piccolo dei "grandi" ho continuato a pensarvi ragazzi. Mentre crescevate, chi diventava padre, chi dottore, chi in biblioteca.. Mi ha colpito in particolare la faccenda dell'amicizia, per come ne hai parlato, per come l'hai offerta, per la disponibilità messa in campo, per la voglia di confronti intensi, non banali né formali. Chiedendo qualità, non banalità. Con ragione. Posso solo parlare per me, naturalmente, ma, in effetti questo "tempo che manca" ci impedisce di guardare oltre la buccia. Si corre, c'è da fare, il lavoro, gli impegni, se stessi e il proprio orticello, e non ti accorgi di persone sensibili che potrebbero farti compagnia, accompagnarti in un tratto di strada. Anche con gli amici più cari, anche con chi sei cresciuto insieme, manca il tempo, e ti riduci a fissare una serata in pizzeria per scambiare qualche parola. Forse continuerò a correre, a non avere tempo, a pensare alle mie questioni. Ma qualche volta mi tornerai in mente e cercherò di rallentare. Un saluto caro.
     
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    7 Marzo 2015 Maria Bini Caro Luca, sono Maria Bini, come da indirizzo mail. Tu forse non mi conosci ma io sì. So anche qualcosa di te quando sei nato, perché mia madre era amica della tua nonna paterna che, se mi ricordo bene, si chiamava Ione. Poi sono molto amica di Luigi e Antonietta, pertanto come vedi abbiamo delle amicizie in comune. Ho letto il tuo piccolo libro per tre volte, la prima volta ho pianto, tanto sentivo la tua solitudine che hai riversato in quelle pagine. Le altre 2 letture sono state meno coinvolgenti ma ormai avevo già pianto la prima volta. Mi sono sentita di scriverti perché ho visto il tuo indirizzo mail riportato sulla 4 di copertina e poi per dirti come mi avevi commosso. Io ti ho visto molto spesso in biblioteca e non ti ho salutato che distrattamente, ma questo perché mi sembrava tu non avessi tanto piacere e per lo meno è questa la sensazione che io ho provato. Infatti tu non mi hai mai risposto con un cenno una parola o solo un sorriso che mi facessero capire che il mio saluto ti era gradito. La prossima volta che vengo in biblioteca verrò espressamente a salutarti, porterò il tuo libro e mi farai una piccola dedica, se ti farà piacere. Ti saluto, in attesa di vederti presto. Ciao ciao.

    17 Marzo 2015 Antonio Bonavoglia Caro Luca, mentre ti auguro, di cuore, un compleanno pieno di letizia con i tuoi cari, con lo stesso sentimento, ti ringrazio, anche se con ritardo - spero perdonabile - per il graditissimo dono del tuo libro. Il tuo scritto, la sua singolare genesi, con la tua sincera e coraggiosa testimonianza, ha sortito un messaggio genuino e limpido come la tua fede e il tuo amore per la vita! Mi ha toccato, con particolare tenerezza...Ti auguro ogni bene. Un abbraccio.
     
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    5 Aprile 2015 Parizia Poli "La mia vita si avvita, ancora, dentro al dado della mia sorte che Dio Padre non ha ancora gettato. Si avvita, ancora, alla mia voglia di continuare a vivere, ma non a sopravvivere, non a subirla o subire una vita altrui." Ho letto il libro del mio caro amico Luca Lapi. Luca è diversabile, nato con la spina bifida e l'idrocefalo. "Memoria" è la sua autobiografia, semplice e diretta, senza autocommiserazioni o piagnistei che, comunque, sarebbero giustificati. Premetto che Luca ha coraggio da vendere e che ciò di cui ci parla nel libro non è nemmeno un granello della sofferenza alla quale la sua condizione lo espone. Luca accenna solo brevemente alla gogna di sentirsi additato, non compreso, persino deriso dagli altri bambini quando è piccolo, non racconta il disagio che deve subire ogni giorno, le mille sofferenze quotidiane, si concentra sul dolore psichico, sulle barrire fisiche e psicologiche che la sua condizione frappone fra lui e gli altri, fra lui e la sua voglia di comunicare, di condividere, di dare e ricevere amicizia. Luca soffre la dipendenza dai genitori anziani e la solitudine, sente ogni minuto vissuto dagli altri lontano da lui come un minuto di felicità che gli è sottratto, per egoismo, per faciloneria, per diffidenza. "Si ha l'amicizia quando non si ha più paura del coinvolgimento emotivo e si accetta di 'andare allo sbaraglio', di rischiare con amiche e amici di cui, all'inizio, non ci si fida e ci si spaventa, quando si decide di raccontare tutto di se stessi a 360°." La carrozzina sulla quale è costretto a spostarsi è la sua gabbia, gli divide la vita a compartimenti stagni. Lui diventa l'amico della biblioteca, del lavoro, della parrocchia, chiuso e limitato in un ruolo che gli sta stretto, vorrebbe allargarsi, estendere la sua amicizia ad altri momenti, conviviali, goliardici, quotidiani. Ma nella sua lotta, Luca è sorretto da una fede profonda. "La mia fede m'induce a pensare ad un disegno di Dio Padre di una mia guarigione dalla Spina Bifida e dall'Idrocefalo, benché non Glielo chieda, più, da tanto, esplicitamente nelle mie preghiere" Si notino le lettere maiuscole riferite ai due mali che lo affliggono. Luca, d'abitudine, usa la maiuscola per ciò cui attribuisce alto valore morale, come la Madre o l'Amico. Anche il Male merita rispetto perché è il tramite attraverso cui Dio lo ha prescelto, e non punito. Il Signore ha donato a Luca una condizione particolare, che gli permette di vedere il mondo da un'angolazione speciale e con una sensibilità più acuta. Disabilità e ipersensibilità sono entrambe fonti di sofferenza ma anche strumenti di una maggiore consapevolezza, attenzione, conoscenza. Sono ricchezze. "Rendo lode al Signore, con gioia, per il sigillo dello spirito Santo che (...) non mi ha sigillato nei miei dubbi, nelle mie disperazioni, nei miei egoismi." Quest'autobiografia alterna momenti di riflessione poetici a elenchi di date e avvenimenti, apparentemente, asettici, in realtà connotati da una forte emotività sotterranea, che solo attraverso l'ossessività può essere arginata e incanalata. Peculiare di Luca è l'uso della punteggiatura con una cura maniacale della virgola. Finisco dicendo che il mio amico Luca non è più un ragazzo, ormai. Non è più il bambino che arrancava sulle stampelle, è un uomo di mezza età ma non si arrende, ha ancora tanto da vivere, da sperimentare, soprattutto, da dare. "Dio padre sta continuando a scrivere la mia vita ed io voglio continuare (a Lui piacendo) a conoscerla e a viverla."
     
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    6 Novembre 2015 Tiziana Polidori Tante volte tutti noi possiamo ferire le persone anche non volendo. La vita oggi è frenetica e non ci permette di fermarci a pensare che potremmo recare del dolore alle persone che incontriamo e conosciamo. Mi hai fatto ridere, pensare e commuovere.
     
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    27 Novembre 2015 Veronica Gatti Tanti spunti di riflessione...ed esami di coscienza...e più passano i minuti e più ci ripenso e ti penso nelle azioni quotidiane della normalità...grazie!!!
     
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    30 Novembre 2015 Cristina Carrabino Io non sto attraversando un periodo facile per tanti motivi...ma leggendo due righe del tuo libro (ho appena iniziato a leggerlo) mi rendo conto di quanto siano piccoli i miei problemi....e quanto sia grande la tua forza nel riuscire ad incoraggiare anche gli altri a non mollare mai...nonostante tutto...Sei una grande persona...tanto grande...e spero di poter diventare tua amica per riuscire ad imparare qualcosa di grande da te...perché io ancora mi perdo nei meandri di strade difficili...e a volte mi abbatto...anche troppo...Credo proprio tu sia arrivato non a caso davanti ai miei occhi...e credo anche che i tuoi pensieri mi saranno sicuramente di aiuto quando penserò di non farcela...Scusa se mi sono dilungata...ma avevo voglia di condividere con te le mie emozioni...Ti abbraccio forte...continua a non mollare...e grazie...grazie infinite per ciò che involontariamente mi hai donato...
     
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    1° Dicembre 2015 Cristina Carrabino Ho finito di leggere il tuo libro ieri sera e tante tue sensazioni sono molto simili al mio modo di pensare. L'amicizia al giorno d'oggi resta soltanto una parola...superficiale...perché è facile dire siamo amici...molto più difficile è essere amici nel quotidiano e soprattutto nel bene e nel male di questa vita. Come hai ben detto tu...tante conoscenze ci accompagnano nel nostro percorso di vita...e pochi...pochissimi visi diventano voci...emozioni...pensieri...e mani allacciate tra di loro che ci fanno sentire ben sostenuti nel nostro cammino. Ancora più facile essere amici quando la vita ci sorride...e ancor più difficile rimanere amici quando la vita comincia a voltarci le spalle e insieme ad essa quei volti che fino a pochi giorni prima chiamavamo amici...E sai qual è secondo me il problema principale di un difficile relazionarci gli uni con gli altri? La poca...pochissima voglia di sacrificare qualcosa di noi per donarlo agli altri...Siamo individualisti più che altruisti...poco disposti a trovare il tempo per gli altri...e secondo me...dire non ho tempo...è una banale scusa per non ammettere soprattutto con noi stessi che non abbiamo voglia di trovarlo questo tempo...perché volere è potere...anche se mi rendo conto che non sempre è fattibile...perché a volte...anche se vorresti...il potere nelle nostre mani è veramente poco...se non assente del tutto...Il più delle volte comunque il tutto si racchiude in un'unica parola: volontà! e l'unica volontà che riconosciamo spesso è quella di pensare a ciò che vogliamo noi per noi stessi senza mai fermarci a pensare alle esigenze altrui...ai bisogni altrui. Si dà per scontata la presenza altrui nella nostra vita...ma non è così...Tutto si spegne se non alimentato correttamente...il fuoco...gli amori...le amicizie...e quanto altro ruota intorno al nostro vivere. Parlando della disabilità...e dell'essere diversamente abile...io credo che il nostro limite maggiore sia la paura di doverci confrontare con qualcosa di tanto diverso da noi...e se poi ci pensi bene...di diverso non c'è niente...e nessuno...siamo tutti uguali...tutti bisognosi di cure...di attenzioni...di amore...di dare e di ricevere...e l'unico nostro obiettivo dovrebbe essere quello di unire le nostre forze per arrivare laddove l'altro non arriva...Solidarietà...complicità...umanitò...e meno indifferenza...perché se le parole fanno male...l'indifferenza uccide...Pensiamo di non poter fare niente per gli altri? Pensiamo di non poter essere nella condizione ideale per poter essere di aiuto a qualcuno? A volte basta poco per essere e per sentirci utili...Basta semplicemente un sorriso, un abbraccio...e far sentire le persone normali e non diverse...perchè ripeto...la diversità non esiste....è soltanto un limite nella nostra mente...Questo è quanto, secondo me, servirebbe per affrontare al meglio gli ostacoli della vita...e per non sentirci da soli nelle nostre diversità...La diversità spaventa? Scusa banale...paura della diversità?...No...paura di dover sacrificare qualcosa di noi...per darlo agli altri...Troppo concentrati su noi stessi e poco ben disposti ad allargare i nostri orizzonti...perché in fondo...tutto muta intorno a noi e ciò che in tal momento sta accadendo ad una persona...un giorno potrebbe accadere a noi...e come reagiremmo se fossimo trattati con la medesima indifferenza? A questo non pensiamo mai...Male...molto male...mai dare per scontate cose, persone ed eventi...E' una minaccia? No...è semplicemente la realtà dei fatti
     
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    1° Dicembre 2015 Alessandro Tasso Il tuo libro mi ha fatto riflettere su molte cose della mia vita paragonandole alla tua; mi dispiace molto che tu sia un diversabile. Mi hanno fatto riflettere le frasi in cui nomini CONDIVISIONE e DIVISIONE. Io non punto mai il dito verso le persone disabili anzi...piuttosto provo pena per loro. Se in futuro conoscerò una persona disabile gli donerò tutto l'aiuto di cui necessita e tutto il mio tempo. La frase che mi ha colpito di più è quella in cui dici:"Non posso camminare con le mie gambe, ma posso farlo con la mia mente, il mio Cuore e la mia Anima". Anche quella in cui dici:"Troppi si giustificano:'Sono sano. Non ho tempo per i malati...'"

     
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    2 Dicembre 2015 Bruno Tasso Vorrei raccontarvi una storia iniziata a Marzo 2006. Mi veniva recapitato un pacchetto. Al suo interno trovo un libro tradotto da un certo Bruno Tasso accompagnato da una lettera: mi si chiedeva di fare un autografo e di rispedire al mittente. Non è una semplice lettera quella scritta da Luca, è una lettera toccante...Non posso fare a meno di leggerla e rileggerla ed inizio a pormi una serie di domande. Inizio a riflettere...Luca convive con una malattia che gli impedisce di camminare...le sue osservazioni...i suoi pensieri...le sue valutazioni...mi hanno completamente spiazzato. Impiego qualche giorno prima di rispondergli...Luca gli scrivo, non sono io colui che cerchi ma non posso fare a meno di ringraziarti per la tua lettera...Dovresti trasformare la tua lettera in un libro...spero tu rifletta sul fatto di scrivere un libro sulla tua vita. Passano gli anni...le parole scritte da Luca rimangono impresse nella mia mente...vorrei però poter rileggere la sua lettera per non dimenticare ogni singola parola ed il suo insegnamento più grande sulla vita ricevuto da uno sconosciuto, in maniera gratuita, disinteressata. Ho buttato via il suo indirizzo...smarrito la sua lettera. Qualche giorno fa rientrando a casa prelevando la posta trovo un pacchetto. Al suo interno un libro, con tanto di autografo e di dedica dell'autore. Luca ha scritto il suo libro. Sono emozionato, commosso, non perdo tempo lo leggo immediatamente...grazie Luca Lapi per il tuo splendido dono.
     
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    12 Dicembre 2015 Luca Lapi Perché ho scritto questo libro? Per mettere nero su bianco ciò che ritengo valido. Per tentare di modificare le mie opinioni, piuttosto, lapidarie, verso giovani, miei coetanei. Per mettermi dinanzi alle mie responsabilità per quanto mi è successo. Per rendere lode a Dio Padre per le belle esperienze vissute. Per fare capire che quanto ho scritto vuole essere una mano tesa verso chiunque, giorno dopo giorno, voglia stringermela, senza farmi del male. Perché a nessuno, soprattutto, ai giovani accada di pensare al sottoscritto nel modo seguente:"Luca Lapi? E chi è? Ah, sì! E' quello dei vecchi!" Vorrei che si capisse che se ho deciso di raccontarmi, l'ho fatto nella consapevolezza entusiasta ma prudente di compiere atti di fiducia, di amicizia verso tutti. Mi dispiace quando mi accorgo di chi considera la mia volontà di amicizia come qualcosa che si usa e si getta, si prende, porta a casa e chiude a chiave in un cassetto per non pensarci più e si butta via la chiave. La passione che si potrà intravedere in questo libro non deve spaventare nessuno: non intendo attaccarmi a chicchessia. Il fatto (spiacevole per me) è che molte giovani e molti giovani (anche quando ero loro coetaneo) mi tengono a distanza o ignorano le mie proposte, offerte di amicizia perché, non conoscendomi in profondità (come, invece, spero che possa accadere leggendo questo libro), ripeto, non conoscendomi in profondità, ma, solo, superficialmente, ritengono inconcepibile che, nel concepire i miei rapporti interpersonali e, soprattutto, intersessuali e, infine, nell'elaborare strategie per concretizzarli, possa pormi obiettivi diversi da quelli che la maggioranza delle persone, degli uomini, forse, si pongono. Spero che si possa capire che le mie diversità non stanno nelle mie disabilità, ma in ciò che ho raccontato di me in questo libro. Ma questo libro ha avuto non solo i motivi anzidetti per averlo voluto scrivere. Ha avuto origine non solo dalle due lettere citate nella mia prefazione, soprattutto, dalla lettera con cui mi è stato risposto e che ho voluto pubblicare. La mia lettera e, di conseguenza, il mio libro hanno avuto origine da un'esperienza vissuta, a 28 anni, in Parrocchia, ma promossa dall'Arcidiocesi di Firenze. Si chiamava "Sinodo". Si rifletteva sul tema: "Giovani e Pastorale giovanile". Ne nacque una mia riflessione personale, indipendente dalle tracce indicate, che si può, parzialmente, ritrovare, in questo libro, da parte di pagina 10 a parte di pagina 14, da parte di pagina 17 a parte di pagina 19, parte di pagina 22, parte di pagina 27, parte di pagina 28. Per chi volesse conoscere la mia riflessione integrale, si può trovarla - mi rivolgo, ovviamente, agli internauti - su pecchio.forumfree.it. Su pecchio.blog.kataweb.it e su pecchio.altervista.org non si trova, invece, più nulla o quasi. Per chi volesse conoscere le mie molte note e commentarle, può iscriversi su facebook, se non l'ha già fatto, e chiedermi l'amicizia, se non l'ha già fatto. A chi dedico questo libro? Lo dedico alla mia famiglia e, soprattutto, ai miei nipoti. Lo dedico, inoltre, ad alcuni miei compagni di classe, ad un compagno di Catechismo quando ero allievo insieme a lui, ad una Catechista che, nel mio stesso giorno, seguiva un altro gruppo, ad un amico conosciuto, d'estate, a Cavallico, ad un ex Chierichetto che svolgeva già questo servizio quando io l'iniziai, a due Ministre Straordinarie dell'Eucaristia, di cui sono stato collega nello stesso periodo, ad un compagno di classe del mio fratello, tornati, nel frattempo, alla Casa del Padre. Lo dedico a tutte le persone citate nel libro. Lo dedico, infine, alle amiche Patrizia Gherardi e Teresa Bartolini Varlani, anch'esse tornate, nel frattempo, alla Casa del Padre.

    3 Dicembre 2015 Luca Lapi Sono diversamente abile (con Paralisi congenita agli Arti Inferiori ed agli Sfinteri) a motivo della Spina Bifida e dell'Idrocefalo diagnosticati subito dopo la mia nascita, ma non ho più la Spina Bifida e l'Idrocefalo, oggi, ma la lesione neonatale, la malformazione di cui vivo i postumi. La Spina Bifida e l'Idrocefalo non sono malattie. Non sono malato di Spina Bifida e di Idrocefalo. Non ho la Spina Bifida e l'Idrocefalo. Ho avuto la Spina Bifida e l'Idrocefalo che, poi, mi hanno portato a disabilità più o meno importanti con altre conseguenze a livello neurologico. Ripeto: la Spina Bifida e l'Idrocefalo non sono malattie. Sono condizioni genetiche che, alla nascita, scompaiono lasciando i segni delle disabilità della Paralisi agli Arti Inferiori ed agli Sfinteri. La Spina Bifida e l'Idrocefalo sono il senso e la Paralisi agli Arti Inferiori ed agli Sfinteri ne sono il segno. Mi spiego: quando si ha un incidente che costringe, per tutta la vita, sulla sedia a rotelle, non ci si ammala d'incidente, ma l'incidente procura una disabilità, una paralisi. E' per questo motivo che la Spina Bifida, l'Idrocefalo, la Paralisi agli Arti Inferiori ed agli Sfinteri non sono malattie. E' per questo motivo che nel 2000 ci sono stati due Giubilei: quello dei malati e quello dei disabili. Lessi, tempo fa, due articoli:"GIOVANI: RISORSA O HANDICAP?", "HANDICAP: PROBLEMA O RISORSA?" Capii che l'handicap non è la Spina Bifida o l'Idrocefalo, non è la Paralisi agli Arti Inferiori ed agli Sfinteri. L'handicap non è che una difficoltà derivata dalla disabilità, cioè, nel mio caso, la difficoltà che ho incontrato nell'imparare a camminare con le stampelle e, poi, nel continuare a farlo, dopo avere imparato. Avere la Paralisi agli Arti Inferiori ed agli Sfinteri è un problema, ma non m'impedisce di concentrarmi sulle mie risorse, sulle mie diverse abilità, impegnandomi ad utilizzarle, nel migliore dei modi. per me e per tutti. Un altro modo per definire la disabilità sarebbe il termine "deficit" che dovrebbe indicare qualcosa che ci manca, di cui siamo deficitari e dovrebbe essere, ad esempio, la mancanza di uno o più dei cinque sensi, la mancanza di un arto, ma, poiché dal termine "deficit" si fa presto ad arrivare al termine "deficiente", in senso negativo, in senso dispregiativo, si può capire, facilmente, quanto non mi piaccia il termine "deficit". Mi si chiederà perché non abbia scritto tutte queste cose nel libro e rispondo perché ancora non le sapevo, nemmeno quando ho dato il via libera per stamparlo.
     
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    30 Gennaio 2016 Sandra Galazzo Il tuo libro l'ho letto due volte e dovresti continuare a scrivere perché è importante la tua voce non solo per te, ma per chi è costretto a stare in carrozzina. Molta è la letteratura che parla di disabilità, ma pochissime sono le persone che descrivono davvero cosa significhi in questa società così insensibile e distratta vivere in una carrozzina...Stringi i denti, Luca, c'è bisogno di ragazzi come te. Un abbraccio.
     
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    18 Febbraio 2016 Sergio Mattarella Ho letto la sua autobiografia sui primi cinquanta anni e la ringrazio di avermela inviata. Come ha scritto la sua "navigazione ha un seguito, pagina dopo pagina": esser capaci di leggere queste pagine e di comprendere il senso della propria vita è prezioso. Le formulo tanti auguri per le "pagine future" con tanta cordialità.

    20 Febbraio 2016 Marta Porrypastorel Caro Luca, tu con quel libro hai fatto un regalo a tutti noi. Apprezzare la vita anche quando si presenta complicata è un insegnamento che ci deve far riflettere quando ci lamentiamo per tante sciocchezze! Leggendo il libro si percepisce quanto cammino hai fatto verso Dio e con Dio e la tua anima è piena di amore per Lui ma anche per tutti noi. Grazie Luca, io ti ammiro e ti voglio bene!
     
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    Pecchio

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    20 Febbraio 2016 Pietro Boni Ho trovato interessante il tuo libro e l'ho letto con piacere. Mi ha colpito quando parli del comportamento delle persone di fronte a un portatore di handicap. E' una cosa che fa riflettere. La gente, anche quella animata dalle migliori intenzioni (mi ci metto anch'io) spesso non sa come comportarsi e simula una indifferenza che in realtà non prova. Volevo anche dirti che hai un fratello che è veramente una gran bella persona e ti sta molto vicino. Un abbraccio.
     
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