6 Novembre 2018 (21 Gennaio 2018)
"Non si riesce più a gioire".
Sono parole virgolettate perché non sono mie.
Ma le faccio mie.
Non si riesce più a gioire.
Si riesce meno a gioire.
Si riesce meno a gioire perché si rientra più a gioire.
Il gioire si tiene e ci tiene dentro.
Non lo si condivide.
Non ci si condivide.
Nel gIOire agisce l'"io" che lo riduce ad una questione di privacy, non condivisibile, temendo, attraverso la condivisione, di non gioire più, mentre la condivisione dovrebbe alimentare, moltiplicare la gioia, il gioire di più.
Gioivo quando la Mamma era con me.
Gioivo meno quando Lei usciva.
Non capivo che Lei uscisse rispondendo alla Sua vocazione di riuscire per dare gioia ad altri.
Non riuscivo a capire perché rientravo nel mio "io" (uscendo e riuscendo da Dio Padre) e nel mio "io", nella mia gIOia s'insinuava il tumore dell'"io" che uccideva la gioia nel mio Amore Filiale per la Mamma ed il mio "io" gridava, dentro di sé: "oi", capovolgendosi dal dolore, allontanandomi dalla gioia che avrei dovuto provare per ogni atto di Amore Cristiano della Mamma.
M'illudevo di chiamare: "Mamma"quando Lei, fisicamente, apparentemente, lontana da me, faceva del bene a qualcuno, ma non erano che dei: "ma, ma" che m'impedivano di capire l'Amore Cristiano della Mamma.
Non conoscevo, ancora, le parole delCrocifisso a Don Camillo: "Tu sai che sarò con te, ugualente!"
Riuscire più a gioire è il rientrare in se stesso (uscendo e riuscendo dal proprio "io") del figlio perduto, è il riappropriarsi del valore del gioire come elemento ed alimento di condivisione e qui entra in gioco anche il figlio, apparentemente, fedele, ma che non esce dal proprio "io" e, perciò, non riesce più a gioire!
Riuscire è uscire una seconda volta, ma è faticoso, in sé e per sé, uscire una volta, una prima volta e, perciò, figuriamoci, farlo una seconda volta, molte alte volte!
Pecchio (all'anagrafe: Luca Lapi)
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